domenica 29 luglio 2007

Un attimo nella fucina

Avevo pensato di scrivere qualcosa lasciando il comando al mio vero Io, di aprire il gabbio, scuotere il tizio meditabondo che lì dentro conta i denti ai francobolli e vedere se aveva voglia di essere sincero, vero… avrei potuto copiare il Dosto e iniziare con: io sono un uomo ridicolo… oppure Camus: l’uomo assurdo… e parlarvi del significato della vita e del senso della stessa, del collasso della ragione, del cul de sac, del cane che si morde la coda, del corto circuito; senza immagini, metafore, similitudini, barocchi artifizi atti a covrir lo senso grezzo, lo scudo di Teseo. Ma Johnny Cash m’ha convinto, e non ci voleva molto sforzo, a desistere: sarebbe farvi un torto, o farlo a me stesso, in fondo meglio darvi le mascherate, l’attore Zrcadlo, evitando il crepuscolo degli dei, il possibile asceta, il misantropo, tanto sarò quel che sono: un uomo solitario. Io parlo per immagini: me lo disse chiaro e tondo un assistente che mi interrogava in storia contemporanea; e come si divertiva… sì, parlo e scrivo per immagini, forse per autodifesa, forse per rispetto delle cose e delle persone, forse perché voglio essere libero… e per farlo ostento le catene. Oh, ma a me stesso non uso gentilezze, e non scelgo immagini… vò ritto al cuore delle faccende; ma con voi, con altri… con tutto quello che sta fuori dal gabbio… . Stamani ricordavo un mio errore interpretativo allorquando da chierchetto sentivo ‘sta frase del buon nazareno: siete tutti mondi… e io fermo con la cotta bianca sulla veste nera, mi figuravo che dicesse: siete tutti mondi, piccoli pianeti a sé stanti, coi vostri problemi, sogni, speranze, dolori, illusioni… e gli altri ci entrano, sì, ma di sbieco, da porte di servizio, perché padroni dei vostri mondi siete voi, e lo dovete essere, dato che ne renderete conto voi e non altri. Invece il prete parlava diversamente, ma io restavo lì con le primigenie idee di individualità, strutture, ego, es… vabbè. E principiavo a sentire i mondi altrui, a tendere verso il sospetto che tutti recitino, perché nel segreto delle loro vite non fanno entrare nessuno, ma che tanti, tanti, si illudano di essere finanche sinceri. Furono forse i fumetti o le prime letture a condizionarmi e a darmi il vizio di lasciar perdere la via dritta per preferire sempre quelle di sbieco anche con chi credo sia degno di sinceri conversari… poi ho capito che in molti non vogliono che si parli per davvero, cuore aperto, senza vie traverse, forse per paura, forse perché la Medusa pietrifica, forse perché… sì, il velo di Maja è meglio che copra… . Divago. Quindi no, non vi parlerò direttamente, è meglio così. Ma farò lo stesso qualcosa contro natura… aprirò la fucina e vi mostrerò cosa c’è sotto Brandelli anche se qualcuno di voi già lo sa per conto suo. Il branetto precedente nasce in cinque minuti, su un foglietto di carta mentre faccio gli addominali: poi copiandolo sul pc, ci aggiungo una, due parole, e lo posto. Quindi ora lo smonto dalle immagini e se non ve ne frega un cazzo non leggete più innanzi e tornate ai vostri impegni. Dunque, il tonfo: camminavo verso l’ingresso della Cattolica e vidi la bellissima C. che stava per entrare; aveva una lunga gonna a colori e fui fulminato da un pensiero: oh, se non fossi… così, se non brancolassi nel Nulla e ne fossi capace, questa è la ragazza il cui nome scriverei sul mio scudo col sangue… la donna che in tutto e per tutto vorrei. E furono i particolari, la gonna, gli occhi marroni… a dirmelo, come spesso accade nella vita: i particolari parlan ben più del tutto. Ma appunto in me la lotta tra la volontà e la nullificazione già volgeva verso il trionfo di quest’ultima, e poi fu davvero solo terra desolata, morte e degenerazione. I ragnateli richiaman Montale, certo, Il sogno del prigioniero, e le iridi che pure io suscito su questo orizzonte, solo così, per non sentirmi del tutto finito. Il re birbaccione fui io… e quella relazione così dominante, nel mio maniero. Ma già l’età dei progetti andava a farsi benedire, col tramonto dell’università, dei barlumi di idee nel buio ormai dominante: così con Melbourne e l’auto da fè di tutti i miei innamoramenti. Ma gonzo non sono: lo so pure io che finché non si muore non solo s’ha da vivve… ma la vita dietro i cantoni ti sbeffeggia con prillii di vecchio stampo, contornato di novità: il sasso che cade nella pozza scura è il ripetersi di simpatiche sensazioni ma che non mi minchionano più, eppure mi attraggono, come segnali di una natura non del tutto assopitasi. Incontro ancora persone che mi piacciono e, prima che lo strutturalismo e la nullificazione sbaracchino il sentimento, faccio ancora a tempo a capire… che potrebbero piacermi se… se tante cose fossero diverse. Così non è, e pace. Così incontro gli occhi di qualcuno/a (la fonte ove qualcuno prima o poi berrà e si perderà, buon per lui/lei. Non che alla fonte Bandusia ci si perda... eh, ma mi ricorda un'altra fonte, chiedere all'Ariosto per delucidazioni) e rivedo lungi le fiammelle d’un tempo. Poi tutto s’annacqua, ma è ancora interessante la cosa… l’appigliarsi della mente all’innato desiderio di ingannarsi e di credere a quel che al mondo pare altro, invece che un breve sogno. Uff… fa caldo e avrò già rotto i coglioni… beh, ciao.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora è più chiaro! così riesco a capire il riferimento dell'inizio.
Ora rileggo e se avrò altro da dirti... te lo dirò.
E comunque, non rompi i coglioni. Chi ha voglia di leggere, che legga! altrimenti ne faccia a meno.

Anonimo ha detto...

E quale è di pazzia segno più espresso
che, per altri voler, perder se stesso?

Anonimo ha detto...

Pensavo che il blog fosse un' estensione di te stesso. Un posto dove trovare il vero Andrea.
E invece ecco la maschera e la parete per nasconderti alle spie dei nostri occhi aguzzi...
ma sei sicuro che ce ne siano così tanti di occhi aguzzi? a me non sembra. Il tuo linguaggio già è velo che ripara. E' già scudo. Potresti, dovresti dire tutto, rischiare. Che questo posto rimanga tuo! Questo volevo dirti con i due versi dell'Orlando Furioso, estrapolati dal contesto.
Questo per quanto riguarda il blog
Per quanto riguarda la realtà il discorso è opposto:perder sè stessi è atto, d'amore è antidoto alla follia.

baci

ignipott ha detto...

...un saluto ed un invito da un passante:

ignipott.blogspot.com

ciao e complimenti per la bella tirata riflessiva...