domenica 11 maggio 2008

s.t.

1.

Giugnemmo alla Disko ancor che fosse tardi: Jig zigzagò mugolando litanie gitane, buscando un pertugio atto ad ospitar la car. Rinvenutolo, calcammo la ghiaia insino all’ingresso per i framassoni. Innanzi a quello plebeo sostava sudaticcia la folla degli adolescenti.

2.

Dinoccolammo davanti agli invidi guardi e avanti al guardia ristemmo: Ram incrociò i lumi dell’uomo in nero, auricolarato; iovine di prima barba come muffa, scorrea la lista di basciati dalla sorte; poi ci scannerizzò preciso: - tre, p.r. Rogno, favorite la parola d’ordine.

3.

Mi si seccaron le fauci; Ram gli si fece appresso e sicuro proferì: - l’umile igumeno Pafnutji firmò di sua mano. Jig ed io ci guatammo basiti; il gorilla implume si fece di sbieco e lasciò libero il nostro fatal andare. Ancor sorpreso lo locchiai passar ad altri e ripeter il rito.

4.

Pareti nell’atrio, rosse, striate di bianco; nel piancito nero incastonate sfere trasparenti con inglobate luci, dirette verso la volta buia. Breve ambulacro: ai lati due acquari: tapini figli di Nettuno natano impediti d’affondate riproduzioni della Disko stessa.